martedì 9 giugno 2009

Razzismo

Un razzista di oggi si riconosce perchè dice "io non sono razzista", condanna lo sterminio degli ebrei ed afferma di non non aver nulla in contrario all'immigrazione regolare.

Ma, se questa è la descrizione di un razzista, un non-razzista com'è?

Un non-razzista è disgustato da ogni forma di razzismo, discriminazione e xenofobia, condanna lo sterminio degli ebrei, dei testimoni di Geova, degli omosessuali e degli infermi ed è favorevole all'immigrazione regolare, ben disposto all'incontro tra popoli e culture diverse e contento di osservare in giro i figli degli stranieri che giocano con i figli dei suoi connazionali.

Il razzista è quello che, camminando in un vicolo buio, ha paura se vede uno straniero; il non-razzista è colui che, nel medesimo vicolo, si spaventa nel vedere una persona.

Sono sottili differenze, piccole precisazioni; eppure sono lo spartiacque che divide le persone cattive, ignoranti e ipocrite dalle vere brave persone, quelle che guardano la persona nel suo insieme, non solo le parti che è più facile giudicare.

Dopo ottant'anni, l'Italia è ancora un Paese "francamente razzista", solo che la parola -razzismo- è entrata nelle parole tabù, perchè è una brutta cosa e i nazisti erano cattivi.
I nazisti. I fascisti, invece, erano buoni e infatti non erano razzisti: fu quel cattivone di Hitler a obbligare il Duce a promulgare le leggi razziali, povero Benito.

L'ipocrisia italiana non ha limiti.

Il razzismo è un'erbaccia che dobbiamo estirpare.

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